venerdì 14 novembre 2008

Grandi allenatori...

Friuli Venezia Giulia sempre più in alto...orgogliosi dei nostri conterranei che sia in Italia che all'estero fanno parlare bene di sè. Dopo i friulani Reja e Trombetta ecco il grande "bisiacco" from "Bisiacheria land", il generale Capello! Un omaggio di Simona Marchetti pubblicato su http://www.gazzetta.it/
Il c.t. traccia un bilancio dei suoi primi 365 giorni sulla panchina dell'Inghilterra col magazine della Fifa: "Non voglio cambiare le caratteristiche dei miei calciatori, ma solo portare nella mia squadra un pizzico di spirito latino". "Mi piacerebbe partecipare ai Giochi alla guida della nazionale britannica

LONDRA (Gb), 13 novembre 2008 - Dodici mesi. Tanto è bastato a Fabio Capello per conquistare anche i più scettici al di là della Manica. Dodici mesi durante i quali non sono mancate critiche feroci, polemiche più o meno presunte, arrabbiature accertate e codificate, ma davanti alle quali l’uomo di Pieris ha sempre risposto nell’unico modo che sa e che conta davvero: ovvero, con i risultati. E quelli della sua Inghilterra dicono percorso netto nella prima fase del girone di qualificazione ai prossimi mondiali e successi eclatanti, come la squillante vittoria per 4 a 1 in Croazia, la stessa squadra che giusto un anno fa distrusse i sogni di gloria europei dei Tre Leoni, allora allenati da Steve McClaren.
L'ANNIVERSARIO - Capello ha scelto il magazine della Fifa per raccontare i suoi quasi 365 giorni (li festeggerà il mese prossimo) al timone della nazionale. Un’intervista a tutto tondo, nella quale il c.t. italiano ha affrontato temi seri (lo spirito latino da infondere nel calcio inglese, il suo desiderio di allenare la nazionale britannica alle Olimpiadi del 2012, la possibilità per Owen e Beckham di ritornare in squadra) e altri apparentemente meno (la messa al bando di ketchup e patatine e il divieto di usare i cellulari), ma in sintonia con il credo dell’allenatore fortissimamente voluto dalla Football Association, anche se con otto anni di ritardo. “Nel 2000 Howard Wilkinson, ai tempi allenatore ad interim della Nazionale, mi chiese se fossi interessato a prendere il suo posto – ricorda Capello –, ma alla fine la FA scelse Eriksson. Comunque, non sarebbe stato il momento giusto per me. Adesso, invece, sono più vecchio e sono determinato ad aiutare l’Inghilterra a riscoprire il suo spirito di squadra, perché il calcio è il riflesso della cultura di un paese”.
SOGNI - Due i sogni professionali dell’allenatore ex Milan. Uno realizzato, ovvero sedere sulla panchina dei Tre Leoni, l’altro non ancora. “Mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi alla guida della nazionale britannica. Non ci sono riuscito da giocatore e questo è sempre stato un mio grande rimpianto, anche se nel 2012 avrò 66 anni e sarò in età da pensione. Quanto alla Nazionale, allenarla era il mio sogno di bambino, perché per me gli inglesi sono sempre stati i maestri in questo sport. Non voglio cambiare le caratteristiche dei miei calciatori, ma solo portare nella mia squadra un pizzico di quello spirito latino che ha dominato il calcio europeo e mondiale negli ultimi dieci anni, fatta eccezione per il 2002 quando vinse il Brasile, ed instillare nei ragazzi più disciplina”. E fra i cambiamenti imposti dal c.t., anche un tocco gastronomico non guasta di certo. “Ho privilegiato la dieta mediterranea al posto di ketchup e patatine e ho dato alcune regole comportamentali, dal fare colazione tutti insieme al cellulare spento. I giocatori sono stati molto collaborativi e questo è un chiaro indice dell’alto livello di professionalità che hanno nei loro club. Prendiamo l’Arsenal: è il perfetto esempio di come i giovani debbano essere trattati nei club europei”.
SCELTE FUTURE - Quanto alle future scelte tecniche, Capello ha lasciato la porta socchiusa sia a David Beckham che, soprattutto, a Michael Owen, che dopo due mancate convocazioni di fila, in molti davano con le scarpette nazionali ormai appese al chiodo. “Io devo chiamare solo i giocatori che sono nella migliore condizione. Tanto Beckham, con cui ho lavorato per un anno al Real Madrid, quanto Owen sono eccezionali professionisti che possono ancora avere un ruolo fondamentale per l’Inghilterra. Io non chiudo la porta a nessuno, ma dovete capire che nel calcio di oggi solo chi è al top della forma può raggiungere il massimo”. In altre parole, per l’amichevole della prossima settimana contro la Germania la presenza dei due di cui sopra sembra da escludere, visto che Beckham non gioca nel suo campionato americano e che Owen non è ancora al meglio. Nell’intervista non è però mancata una frecciatina anche al calcio tricolore e, soprattutto, al potere che sul calcio avrebbero i tifosi. “In Italia si punta tutto sulla tattica e sul risultato, in Spagna ci si focalizza sulla tecnica e sul ritmo, mentre in Inghilterra sull’aggressività e sull’azione non-stop. Ma ci sono anche altre differenze evidenti. Qui c’è passione ma anche sicurezza, in Spagna il calcio è una festa per le famiglie, ma in Italia gli ultras terrorizzano tutto e tutti e talvolta dicono persino ai politici o ai presidenti quello che devono fare. Il tifo organizzato, che è un fenomeno esclusivamente italiano, ha davvero troppo potere”.

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