TRIESTE - Viene inaugurata domani, alle 18.30, nella Sala Giubileo, in Riva III Novembre 9 a Trieste, la mostra ”My Gunpowder”, che raccoglie opere realizzate con la polvere da sparo dall’artista Guido Coletti. La personale è organizzata da Art Gallery 2 con il contributo della Fondazione CRTrieste, e resterà aperta fino al 30 marzo, tutti i giorni dalle 17 alle 19.30; sabato e domenica anche dalle 11 alle 12.30. «La libertà espressiva - spiega Maria Campitelli nel testo di presentazione della mostra - sia nella forma che nei contenuti, è uno dei valori più grandi dell’arte di sempre, in particolare di quella contemporanea che, dalle avanguardie storiche, ha rotto gli argini di ogni regola tradizionale. Il lavoro di Guido Coletti lo conferma una volta di più scegliendo una modalità linguistica alquanto singolare per trasmettere i suoi pensieri e le sue emozioni : si serve della polvere da sparo, la polvere nera, il più antico degli esplosivi, inventato sembra dai Cinesi. Non per niente il titolo della mostra è “My gunpowder”. Naturalmente l’applicazione è del tutto particolare, comporta un processo e una strutturalità e soprattutto si veste di un aspetto innocuo che nega il potenziale distruttivo insito in questo materiale». «Va fatta una premessa: Coletti lavora con la materia e con il colore, s’identifica in una manualità di ascendenza artigianale con cui manipola e trasforma i materiali utilizzati per la realizzazione delle sue opere. La sua sfera operativa è lontana dall’immaterialità tecnologica che attraversa oggi molta produzione creativa legata al mondo sconfinato di internet; al contrario conserva, come ha osservato il giornalista Neil Meyers nel recente catalogo dell’artista, l’impronta dell’uomo primordiale, sia nel senso che crea con le proprie mani, sia in quello della lontananza dai percorsi mercantili e dagli interessi speculativi che governano per lo più i rapporti tra gli umani». «La polvere da sparo dunque è innanzitutto materia con cui creare un sistema linguistico che permette, attraverso le bruciature e i vuoti che ne conseguono, la sovrapposizione di diversi lavori che vanno in profondità, s’innescano l’uno nell’altro, dipanano racconti complessi che si articolano nello spazio, divengono tridimensionali, protuberanze di rilievi ottenuti con materiali “altri” rispetto al concetto tradizionale di “rilievo” plastico. E le bruciature lungo i bordi della carta con i residui di polvere che sporcano le mani, hanno una loro origine ben precisa. Questo ciclo di lavori è compreso sotto il titolo di “con-dominio”, dove le lineetta separatrice fa la differenza tra il significato corrente di caseggiato con più proprietari e “con padronanza di qualcuno sopra gli altri”, cioè sopraffazione. L’immagine discende da sinistre visioni belliche, di muri superstiti di caseggiati distrutti – accumulate nei lunghi spostamenti di Coletti nel mondo, dai Balcani all’oriente asiatico - di cui rimane solo una porzione di muro perimetrale, elevato in più piani, che non racchiude più la concreta e calda dimensione della casa, ma che dalle finestre vuote dai bordi bruciati, lascia intravedere il cielo, le nuvole che passano, uno scenario in perenne metamorfosi».
mercoledì 4 marzo 2009
Il nostro amico Guido Coletti espone a Trieste!
Coletti: opere d'arte con polvere da sparo
TRIESTE - Viene inaugurata domani, alle 18.30, nella Sala Giubileo, in Riva III Novembre 9 a Trieste, la mostra ”My Gunpowder”, che raccoglie opere realizzate con la polvere da sparo dall’artista Guido Coletti. La personale è organizzata da Art Gallery 2 con il contributo della Fondazione CRTrieste, e resterà aperta fino al 30 marzo, tutti i giorni dalle 17 alle 19.30; sabato e domenica anche dalle 11 alle 12.30. «La libertà espressiva - spiega Maria Campitelli nel testo di presentazione della mostra - sia nella forma che nei contenuti, è uno dei valori più grandi dell’arte di sempre, in particolare di quella contemporanea che, dalle avanguardie storiche, ha rotto gli argini di ogni regola tradizionale. Il lavoro di Guido Coletti lo conferma una volta di più scegliendo una modalità linguistica alquanto singolare per trasmettere i suoi pensieri e le sue emozioni : si serve della polvere da sparo, la polvere nera, il più antico degli esplosivi, inventato sembra dai Cinesi. Non per niente il titolo della mostra è “My gunpowder”. Naturalmente l’applicazione è del tutto particolare, comporta un processo e una strutturalità e soprattutto si veste di un aspetto innocuo che nega il potenziale distruttivo insito in questo materiale». «Va fatta una premessa: Coletti lavora con la materia e con il colore, s’identifica in una manualità di ascendenza artigianale con cui manipola e trasforma i materiali utilizzati per la realizzazione delle sue opere. La sua sfera operativa è lontana dall’immaterialità tecnologica che attraversa oggi molta produzione creativa legata al mondo sconfinato di internet; al contrario conserva, come ha osservato il giornalista Neil Meyers nel recente catalogo dell’artista, l’impronta dell’uomo primordiale, sia nel senso che crea con le proprie mani, sia in quello della lontananza dai percorsi mercantili e dagli interessi speculativi che governano per lo più i rapporti tra gli umani». «La polvere da sparo dunque è innanzitutto materia con cui creare un sistema linguistico che permette, attraverso le bruciature e i vuoti che ne conseguono, la sovrapposizione di diversi lavori che vanno in profondità, s’innescano l’uno nell’altro, dipanano racconti complessi che si articolano nello spazio, divengono tridimensionali, protuberanze di rilievi ottenuti con materiali “altri” rispetto al concetto tradizionale di “rilievo” plastico. E le bruciature lungo i bordi della carta con i residui di polvere che sporcano le mani, hanno una loro origine ben precisa. Questo ciclo di lavori è compreso sotto il titolo di “con-dominio”, dove le lineetta separatrice fa la differenza tra il significato corrente di caseggiato con più proprietari e “con padronanza di qualcuno sopra gli altri”, cioè sopraffazione. L’immagine discende da sinistre visioni belliche, di muri superstiti di caseggiati distrutti – accumulate nei lunghi spostamenti di Coletti nel mondo, dai Balcani all’oriente asiatico - di cui rimane solo una porzione di muro perimetrale, elevato in più piani, che non racchiude più la concreta e calda dimensione della casa, ma che dalle finestre vuote dai bordi bruciati, lascia intravedere il cielo, le nuvole che passano, uno scenario in perenne metamorfosi».
TRIESTE - Viene inaugurata domani, alle 18.30, nella Sala Giubileo, in Riva III Novembre 9 a Trieste, la mostra ”My Gunpowder”, che raccoglie opere realizzate con la polvere da sparo dall’artista Guido Coletti. La personale è organizzata da Art Gallery 2 con il contributo della Fondazione CRTrieste, e resterà aperta fino al 30 marzo, tutti i giorni dalle 17 alle 19.30; sabato e domenica anche dalle 11 alle 12.30. «La libertà espressiva - spiega Maria Campitelli nel testo di presentazione della mostra - sia nella forma che nei contenuti, è uno dei valori più grandi dell’arte di sempre, in particolare di quella contemporanea che, dalle avanguardie storiche, ha rotto gli argini di ogni regola tradizionale. Il lavoro di Guido Coletti lo conferma una volta di più scegliendo una modalità linguistica alquanto singolare per trasmettere i suoi pensieri e le sue emozioni : si serve della polvere da sparo, la polvere nera, il più antico degli esplosivi, inventato sembra dai Cinesi. Non per niente il titolo della mostra è “My gunpowder”. Naturalmente l’applicazione è del tutto particolare, comporta un processo e una strutturalità e soprattutto si veste di un aspetto innocuo che nega il potenziale distruttivo insito in questo materiale». «Va fatta una premessa: Coletti lavora con la materia e con il colore, s’identifica in una manualità di ascendenza artigianale con cui manipola e trasforma i materiali utilizzati per la realizzazione delle sue opere. La sua sfera operativa è lontana dall’immaterialità tecnologica che attraversa oggi molta produzione creativa legata al mondo sconfinato di internet; al contrario conserva, come ha osservato il giornalista Neil Meyers nel recente catalogo dell’artista, l’impronta dell’uomo primordiale, sia nel senso che crea con le proprie mani, sia in quello della lontananza dai percorsi mercantili e dagli interessi speculativi che governano per lo più i rapporti tra gli umani». «La polvere da sparo dunque è innanzitutto materia con cui creare un sistema linguistico che permette, attraverso le bruciature e i vuoti che ne conseguono, la sovrapposizione di diversi lavori che vanno in profondità, s’innescano l’uno nell’altro, dipanano racconti complessi che si articolano nello spazio, divengono tridimensionali, protuberanze di rilievi ottenuti con materiali “altri” rispetto al concetto tradizionale di “rilievo” plastico. E le bruciature lungo i bordi della carta con i residui di polvere che sporcano le mani, hanno una loro origine ben precisa. Questo ciclo di lavori è compreso sotto il titolo di “con-dominio”, dove le lineetta separatrice fa la differenza tra il significato corrente di caseggiato con più proprietari e “con padronanza di qualcuno sopra gli altri”, cioè sopraffazione. L’immagine discende da sinistre visioni belliche, di muri superstiti di caseggiati distrutti – accumulate nei lunghi spostamenti di Coletti nel mondo, dai Balcani all’oriente asiatico - di cui rimane solo una porzione di muro perimetrale, elevato in più piani, che non racchiude più la concreta e calda dimensione della casa, ma che dalle finestre vuote dai bordi bruciati, lascia intravedere il cielo, le nuvole che passano, uno scenario in perenne metamorfosi».
Il Piccolo - 4 marzo 2009
Pubblicato da pressfile alle 15:29
Etichette: artgallery2, crtrieste, guido coletti arte calcio slowfootball yunica
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