martedì 4 dicembre 2007

«Non nascono più fenomeni? Nessuno è disposto a sacrificarsi»

IL PICCOLO
MARTEDÌ, 04 DICEMBRE 2007

Pagina 12 - Monfalcone


Maurizio Trombetta : «Non nascono più fenomeni? Nessuno è disposto a sacrificarsi»

Una sapiente mano alla guida del Sevegliano, nessuna bacchetta magica per Maurizio Trombetta ma la voglia di rimettersi in gioco e l'esperienza sembrano pagare. Tre pareggi e un roboante 4-0 all'Azzanese hanno rivitalizzato un ambiente depresso che sembrava doversi rassegnare al peggio. Nativo di Udine, dopo aver passato la trafila delle giovanili bianconere, Trombetta ha esordito in serie A nel campionato 81'-82' a Cesena, una breve apparizione prima di trasferirsi a Catanzaro sempre nella massima serie, poi un girovagare nei tornei minori con scalo a Trieste e ultima tappa in Interregionale a Treviso. I buoni contatti con l'ambiente friulano l'hanno portato ad allenare gli Allievi Nazionali, poi è finito a far da secondo a Galeone (con quattro stagioni vice-Guidolin) raccogliendo un bagaglio non indifferente per provare l'avventura in prima persona.


Differenze tra calcio professionistico e dilettantistico negli allenamenti?
«Qui per forza di cose ti alleni la sera, le strutture e le possibilità sono sicuramente inferiori, anche le sedute non sono giornaliere ma ci sono alcuni giorni di riposo».

Andando sul particolare?
«L'allenamento a questi livelli deve essere ludico, ci vuole sempre la palla riducendo il lavoro a secco solo nella corsa. Per potenziamento o miglioramento di qualità fisiche si utilizza sempre il cuoio aumentando l'intensità delle esercitazioni».

Calciatori da serie A bamboccioni, dilettanti più umani, ci azzecchiamo?
«Con i dovuti paragoni i valori sono diversi, è vero. Anche questo mondo dilettantistico è però viziato da quello irreale dei calciatori da televisione: mercato, procuratori, si tende a prendere proprio il peggio».

Procuratori, società e rimborsi, brutta storia?
«Diciamo che la figura del procuratore esiste ma non è forte come in alto. Le società dovrebbero essere più indipendenti, non prostituirsi e adattarsi a queste nuove regole e nuove figure che stanno irrompendo».

Quanto conta il vivaio?
«In regione esistono pochissime realtà: Donatello, Manzanese a volte, Itala, Udinese e Triestina tendono a prendere i giovani già forgiati. Chiaramente l'impegno fisico e mentale di un ragazzino che è in rampa di lancio deve essere totale, ma al giorno d'oggi non c'è più la disponibilità al sacrificio, elemento indispensabile oltre alle doti tecniche. Ecco perchè da queste parti non nascono più fenomeni».

In Eccellenza c'è qualche giovanotto di belle speranze?
«Ciriaco del Pordenone, moltissimi a Palmanova e cito il 90' Tonizzo su tutti, il mio terzino Pezzot e un altro 89', Tonin che è ancora semisconosciuto ma che ha indubbie qualità, ne sentiremo parlare presto».

Cosa ha portato a Sevegliano Trombetta?
«Più serenità all'interno di un gruppo impaurito rispetto al suo reale valore. Domenica, però, sono rimasto deluso poichè ho denotato ancora quelle paure che credevo avessimo sconfitto: ad autostima non ci siamo ancora».

Sevegliano comunque attrezzato per risalire?
«Dobbiamo fare i conti con qualche infortunio di troppo ma tecnicamente dico tranquillamente che siamo a ridosso delle prime».

Come procede questa Eccellenza?
«La Manzanese sta confermando quanto si sapeva, sorprende il Pordenone così distante e pure il Sevegliano così indietro, ma ne verremo fuori».

Monfalcone e Fincantieri?
«I cantierini non li ho mai seguiti ma viaggiano sulle ali dell'entusiasmo un po' come il Torviscosa che andremo ad affrontare nel prossimo turno: corrono e per ora meritano di stare lassù. Quando i nuovi si amalgheranno e soprattutto quando i tanti infortunati saranno in condizione penso che Zanutta saprà trovare la quadratura per un Monfalcone destinato tra le primissime».

Matteo Marega

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IL PICCOLO MARTEDÌ, 04 DICEMBRE 2007

Pagina 12 - Monfalcone

Tutta l’attenzione dei friulani è rivolta alla finale di domani con il Pordenone

Il Sevegliano pensa alla Coppa


SEVEGLIANO Spreca il Sevegliano, con il pareggio casalingo contro il Casarsa, ultimo della classe, la ghiotta occasione di agganciare il terzetto che lo precede di due punti, il che può voler anche dire la quint’ultima posizione, e, nel contempo, portare a tre lunghezze il vantaggio sull'ultima. «Avevamo fatto tre passi avanti - commenta a bocce ferme, il giorno dopo, il presidente seveglianese Vidal - e oggi siamo andati a ritroso di due. Siamo stati anche puniti da un episodio quando mancava pochissimo al triplice fischio finale, ma ciò non toglie che, soprattutto nel secondo tempo, siamo stati poco propositivi, quasi incerti, confusionari». E senza recriminare più che tanto sul rigore sprecato da Grop in quanto, essendo il risultato ancora ancorato sullo zero a zero, ed essendo il Sevegliano poco dopo passato in vantaggio, l'episodio può non essere stato determinante. Una doppia controprova attende in settimana il Sevegliano chiamato mercoledì sera,(inizio ore 20) alla semifinale unica, di Coppa Italia sul campo di Codroipo, avversario il Pordenone, e domenica sul campo del Torviscosa, matricola terribile e terza in graduatoria.Imbattuto in Coppa Italia, quando in panchina sedeva ancora Barel, e con cinque vittorie su cinque partite, una proprio contro il Torviscosa, ma deludente in campionato, il Sevegliano è di fronte a quattro alternative. Confermarsi nella Coppa e scartare il campionato, invertire la tendenza finora in atto oppure affermarsi, o deludere contemporaneamente, nelle due competizioni. Mercoledì sera le opzioni si ridurranno a due. Il discorso è anche riduttivo ma vi si potrà vedere l'influenza e le intenzioni del nuovo mister.

Alberto Landi

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