mercoledì 27 febbraio 2008

Per chi non si è potuto degustare il concerto...


Per chi non si è potuto degustare il concerto...almeno può consolarsi con la lettura del programma di sala! Per gentile concessione dell'ufficio stampa (il grande blogger www.trentamarlboro.splinder.com) del Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

Uri Caine Trio
LIVE AT THE VILLAGE VANGUARD


Uri Caine pianoforte
Drew Gress contrabbasso
Ben Perowsky batteria

Si può rimproverare a Uri Caine di essere fin troppo trasversale, ma certo non lo si potrà mai accusare di mancanza di coraggio: ogni suo progetto scandaglia un differente aspetto del mondo musicale, presente e passato, insinuandosi tra stili antitetici o proponendo accostamenti bizzarri. Il suo panismo è la quintessenza del jazz di oggi.
Jazz Magazine


I concerti al Village Vanguard acquistano un immediato prestigio anche solo per il fatto di essere eseguiti in questo luogo leggendario.
Nach Hentoff


Torna a Udine una delle maggiori personalità della musica contemporanea: il grandissimo Uri Caine, «imprevedibile, giocoso, curioso, onnivoro, citazionista», che al Teatro Nuovo firmerà una memorabile pagina live. Spalleggiato da due strumentisti di levatura mondiale, Drew Gress (contrabbasso) e Ben Perowsky (batteria), il pianista americano proporrà un repertorio denso di grandi classici, rielaborati a partire dalla sua estrosa creatività, accanto alle sue composizioni personali. Ed ecco, appunto, che il Trio si trasformerà in una nave capace di traghettare l’ascolto verso le rotte dell’innovazione, creando la sintesi fra passato e futuro: non per nulla, Uri Caine è considerato «uno dei capiscuola della generazione di musicisti bianchi che hanno ridato vitalità al jazz».

LIVE AT THE VILLAGE VANGUARD

I dischi con questo titolo, come quelli di Sonny Rollins (1957) e Bill Evans (1961), hanno sempre alimentato le più alte aspettative da parte dei musicisti e dei fan. Suonare per una settimana al Village Vanguard è il sogno di ogni musicista. Specialmente quando si tratta di registrare un album. Ed è, appunto, quello che ha fatto Uri Caine. Egli ha dedicato questi ultimi anni alla musica classica, pensando a come, al giorno d’oggi, si possano eseguire in modo significativo Bach, Beethoven, Wagner, Mahler, a come, cioè, far uscire queste pietre miliari dall’immaginario museo in cui si trovano e dar loro nuova vita. Caine non ha semplicemente rivisitato sinfonie o musica da camera con la struttura a 32 battute: ha cercato e cerca di fare molto di più. La composizione e l’improvvisazione devono scivolare l’una nell’altra ed arricchire l’estetica musicale globale. Tutto ciò fa scaturire alcune complicate questioni riguardanti il tempo e lo spazio. Naturalmente, questo lavoro si intreccia con la vocazione jazz di Caine. Il problema di creare rapporti significativi all’interno di un brano, infatti, si applica anche al jazz, se l’improvvisazione riesce a raggiungere livelli sofisticati. All’interno di un gruppo musicale, è necessario che i musicisti siano in grado di creare un’interazione di suoni spontanea e comunicativa. Uri Caine ha scelto proprio questo tipo di musicisti per il suo trio. Drew Gress e Ben Perowsky provengono dalla cosiddetta scena artistica ‘downtown’ di New York degli anni Ottanta e Novanta, dove erano considerati musicisti incredibilmente talentuosi e versatili. Sono artisti che riescono a pensare in modo concettuale e che, all’interno di un gruppo, sono in grado di intraprendere movimentati ed emozionanti dialoghi musicali con i propri colleghi. E solo musicisti di questo calibro possono farci scoprire nuove e incredibili sfaccettature del jazz.
Ulrich Kurth

NEL CUORE (E NELL’ANIMA) DI NEW YORK
Il Village Vanguard si trova a Manhattan, nel Greenwich Village. Qui hanno suonato Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Sonny Rollins, John Coltrane, Miles Davis e Bill Evans. Per ciò che riguarda il jazz, il Vanguard è stato il catalizzatore delle avanguardie per un’intera epoca. Da allora, gli eventi musicali più elettrizzanti si sono svolti qui, in questo scantinato con 123 posti a sedere. Dimora del creativo macrocosmo della scena jazz newyorkese, il Village Vanguard può contare su un pubblico fedele e affezionato che da subito si è immerso nella sua atmosfera viva e intensa. Alcune persone vedono misticamente il Village Vanguard come un luogo sacro, la cui particolare atmosfera è determinata dagli spiriti dei musicisti che vi hanno suonato. Il club ha un suono intenso e trasparente. Musicisti e produttori non fanno altro che elogiare la qualità dell’acustica del locale, nonché la sua quiete, grazie alle quali qualsiasi sfumatura è chiaramente percettibile. Pertanto, poco importa se il tecnico del suono deve monitorare le registrazioni direttamente dalla cucina, perché è proprio lì che si trova il piccolo spazio adibito alle attrezzature di registrazione o ai computer. Il fatto che la cucina e l’ufficio siano in realtà un unico spazio, ha creato un’intimità maggiore tra gli artisti e i gestori del club.

URI CAINE, nato a Philadelphia nel 1956, comincia a studiare piano con Bernard Peiffer e i suoi ascolti cominciano a spaziare da Glenn Gould a Oscar Peterson, da Herbie Hancock a Cecil Taylor. Quando poi s’iscrive all’università, è già coinvolto nella scena jazzistica della sua città, suonando con grandi maestri come Freddie Hubbard, Joe Henderson, Phil Woods e Lester Bowie. Nel frattempo, studia composizione con George Rochberg e George Crumb. Trasferitosi a New York, entra a fare parte dell’incredibile scena jazzistica della città, registrando i primi due dischi come solista e incominciando nella seconda metà degli anni Novanta, per l’etichetta Winter&Winter, un percorso di rilettura di autori classici (da Mahler a Bach, da Wagner a Schumann) che lo porterà all’attenzione del pubblico e della critica internazionale. In questi anni, Caine dirige anche la registrazione di Sidewalks of New York, una sorta di audiofilm dedicato a Tin Pan Alley e agli albori della grande canzone americana e non dimentica il proprio ruolo di collaboratore preziosissimo per artisti quali Dave Douglas, Arto Lindsay, Sam Rivers, Rashied Alì, Bobby Watson e, soprattutto, Don Byron, con cui condivide l’approfondito studio per i repertori classici della musica ebraica. Nel 2003, Uri Caine è stato direttore di una trionfale edizione del settore musica della Biennale di Venezia dove ha debuttato la sua The Othello Sindrome e si sono esibiti decine di straordinari musicisti newyorkesi.

Testi a cura di Gianmatteo Pellizzari

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